Ritratto di un papa futuro: carità, cultura e comunicazione

di Vito Sibilio

PREMESSA

Ci sono molti autori che hanno espresso le
loro idee sulla Chiesa e sul Papato, mediante la finzione letteraria. Il Santo
o I sandali di Pietro sono tra le più famose delle loro opere, mentre di
recente The Young Pope o The New Pope hanno reso il genere, a cavallo tra
letteratura e cinema, assai popolare. Anche io proverò a fare lo stesso.

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Quel che segue è tratto dalla voce “Giovanni
Paolo III”, a cura di Lothar Von Sybel, dell’Enciclopedia Cattolica, vol. XLV,
Città del Vaticano- Metropolis della Luna, LEV- Edizioni del Mare della
Tranquillità, 2223.

Gli affari sociali

Giovanni Paolo III fu inesauribile promotore di opere socio caritative. Lo strumento principale di cui si servì fu la Congregazione per gli Affari Sociali, divisa in due sezioni – quella Per la promozione della Giustizia e della Pace e quella Per l’esercizio della Carità, a sua volta dotata di tre Dipartimenti autonomi, ossia quello Per le Migrazioni e il Turismo, quello Per la Famiglia e quello Per la Sanità, e da cui dipende la Caritas Universalis – e supportata finanziariamente dall’Istituto per le Opere di Carità, da lui stesso fondato e che gestiva anche i capitali delle Fondazioni operanti in apposite aree del pianeta, alcune già esistenti – come la “Giovanni Paolo II per il Sahel” – altre create ex novo – come la “Papa Francesco per l’America Latina”, la “Benedetto XVI per l’Africa”, la “Paolo VI per l’India”. A raccordare l’azione del Vaticano e della Chiesa con le associazioni cristiane operanti nei singoli settori ci furono le grandi Fondazioni Mondiali Cattoliche – delle organizzazioni socio caritative, degli operatori delle migrazioni, di quelli del turismo, dei consultori familiari, delle Scuole e delle Università e delle organizzazioni sanitarie – volute dal Papa e i cui Presidenti venivano designati da lui stesso. Se tramite la Prima Sezione della Congregazione il Pontefice promosse studi e ricerche per la promozione della giustizia sociale e la pace mondiale, oltre che interventi pervasivi di diplomazia ufficiosa per comporre conflitti interni ed esterni a vari Stati, mediante la Seconda Sezione egli gestì le strutture socio caritative dipendenti direttamente dalla Santa Sede, demandandone la gestione in loco ai Legati Apostolici per gli Affari Sociali, spesso scelti tra i membri dell’aristocrazia nera e di quella cattolica in genere, considerata un ceto da cui attingere per quadri fedeli e competenti.  In subordine alla Congregazione, per l’esercizio diretto della sua carità, il Papa si servì dell’Elemosineria Apostolica.

Con la costituzione apostolica Caritas Petri Giovanni Paolo III organizzò l’attività socio caritativa della Santa Sede, con la decretale Caritas Christi organizzò quella della Chiesa Universale. In ordine al primo documento, egli scandì le azioni caritative sulla scorta delle Opere di Misericordia. Per dar da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati, venne creata in tutto il mondo una rete capillare di mense e di dispensari su base cittadina che servivano tre pasti caldi al giorno ai bisognosi o distribuivano l’equivalente in cibarie e bevande, mentre erogazioni massicce di viveri vennero concesse nelle aree afflitte da carestie. Ogni giorno vennero nutrite dalla Santa Sede 5 milioni di persone. Per vestire gli ignudi, vennero creati nella stessa maniera armadi, per la distribuzione di indumenti. In un anno questa rete globale vestiva 10 milioni di persone. Per visitare, ossia curare gli infermi e le persone bisognose di assistenza, vennero fondati su base provinciale o diocesana nei paesi sviluppati e su base diocesana o  cittadina in quelli in via di sviluppo ospedali, case di riposo, case di lunga degenza, case famiglia, cliniche psichiatriche,  cliniche per disabili, poliambulatori, farmacie, banchi farmaceutici, orfanotrofi, case di accoglienza per persone sole, centri di recupero per tossicodipendenti o tabagisti o alcolisti o ludopatici o afflitti da qualsiasi altra dipendenza fisica e psichica, punti di erogazione per l’assistenza domiciliare di malati disabili e anziani, case di accoglienza per prostituite o altre vittime dello schiavismo. Vennero assistite, nel corso del pontificato giovanpaolino, 30 milioni di persone. Per alloggiare i pellegrini, intesi come coloro che non hanno dimora, vennero create strutture di accoglienza per migranti nei paesi frontalieri e di smistamento in quelli di transito, campi per profughi nei luoghi di approdo per coloro che fuggivano dalle guerre, centri di accoglienza a livello nazionale per esuli, dormitori per ogni diocesi e città nei paesi in via di sviluppo e per ogni provincia ecclesiastica per i paesi sviluppati, mentre vennero costruite case popolari affittate o vendute a prezzi di favore, se non addirittura concesse, pro tempore, per uso gratuito. In tutto il mondo vennero assistiti, nel corso del papato giovanpaolino, 15 milioni di persone. Per visitare, ossia assistere, i carcerati, oltre all’azione dei Cappellani carcerari, il Papa creò opere di sostegno morale operanti nelle case circondariali, strutture di accoglienza per scarcerati o per persone che scontavano pene alternative. Nel corso del pontificato, vennero assistiti 5 milioni di persone. Per seppellire i morti, in ogni diocesi vennero fondati cimiteri e in quelli esistenti nuove tombe, nonché imprese funerarie con prezzi calmierati o con servizi gratuiti per dare degna sepoltura religiosa ai fedeli ma anche a chi ne avesse bisogno. Essi diedero l’ultima dimora o vi accompagnarono 20 milioni di persone. Trasversalmente a questi obiettivi operativi, si colloca la fondazione di monti di pietà, l’apertura di sportelli bancari con opzioni di credito agevolato per persone fisiche e giuridiche, l’immissione sul mercato finanziario di polizze assicurative e previdenziali a contribuzione agevolato, l’erogazione di assegni sussidiari per persone in difficoltà anche a tempo indeterminato, su base territoriale diocesana, gestendo ogni anno un montante di 30 miliardi di dollari. Mediante le banche etiche, la Santa Sede avviò e sostenne l’attività della piccola e media impresa, azienda e industria per una media di 2500 casi all’anno. In molte di queste imprese, il Vaticano entrò come partner finanziario a tempo determinato o indeterminato.

Per quanto concerne il “consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, consolare gli afflitti”, l’attività di sostegno venne svolta, per volere del Papa, dai centri di ascolto dipendenti dalla santa sede e dislocati su base diocesana, allo scopo di aiutare e integrare l’opera di quelli locali. Tramite essi vennero sostenute ogni anno almeno 300 milioni di persone. Un particolare cenno meritano le azioni compiute dai consultori familiari, strutturati nella stessa maniera. Essi salvarono in media 5 milioni di coppie all’anno dal divorzio, altrettante vite dall’aborto, 3 milioni di esse dall’eutanasia, 1 milione e mezzo di coppie dalla fivet e fecero adottare 25 milioni di embrioni sovrannumerari. Essi inoltre risolsero una media di 500 mila casi di violenze domestiche all’anno e di 10 milioni di casi umani di vario genere nei vari nuclei familiari nello stesso lasso di tempo. Infine, affrontarono e risolsero questioni legate alle perversioni sessuali, mediante il recupero psicologico, per una media di 150 mila casi annui. Fondando la Pontificia Commissione Centrale per la Tutela della Vita e della Sessualità, dalla quale dipendevano analoghe commissioni per ogni ordine e grado della gerarchia ecclesiastica, il Papa promosse campagne di sensibilizzazione per l’unità e l’indissolubilità del matrimonio, per la fedeltà di coppia, per la tutela della vita dal concepimento alla fine naturale, per l’esclusività dell’eterosessualità che raggiunsero in  media ogni anno 1 miliardo di persone.

Invece, per l’ “insegnare agli ignoranti”, il Pontefice implementò le istituzioni scolastiche dipendenti dal Papato, creandone per ogni diocesi, e raggiungendo ogni anno, a costo zero, 12 milioni di persone, a costo agevolato 25 e a costo intero 100 milioni.

Infine, attraverso l’Ufficio dell’Elemosineria Apostolica, il Papa gestì la sua personale carità mediante i doni ricevuti personalmente e gestendo in Roma e nella sua diocesi mense, dormitori, dispensari, poliambulatori, centri di ascolto e punti di erogazione che assistettero in media anche 50000 persone all’anno.

Nella Chiesa Universale, il Papa volle che tendenzialmente ogni diocesi avesse grandi strutture socio caritative – ospedali, scuole per corsi completi, case di riposo, case di accoglienza, case famiglia, cliniche, orfanotrofi e le altre citate in precedenza – mentre ogni parrocchia avesse quelle più piccole – come le mense, i dispensari, i punti di erogazione, i centri di ascolto, i consultori e gli ambulatori – così da erogare aiuti morali e materiali che, alla fine, risultarono almeno il triplo di quelli distribuiti dalla Santa Sede stessa. Le strutture più impegnative vennero messe in capo alle Province o alle Regioni ecclesiastiche, se non alle Chiese nazionali mediante le Conferenze Episcopali.

In quei paesi del mondo in cui la legislazione lo permetteva – e nei concordati il Pontefice lo rivendicò esplicitamente – la Chiesa, sia locale che universale, erogò i servizi sociali in regime di sussidiarietà o addirittura di supplenza allo stato, operando non solo nella sanità, nell’istruzione e nei servizi sociali, ma anche nella tutela dell’ambiente, nella protezione civile, nella previdenza e nello sviluppo economico e, laddove le condizioni dei territori lo richiedessero a causa del sottosviluppo, anche nei trasporti, nelle infrastrutture, nelle comunicazioni, nei servizi burocratici e nell’esazione delle imposte. Tali servizi raggiunsero in media 2 miliardi di persone all’anno.

Lo scopo ultimo di questa multiforme attività era quello di affermare con chiarezza il diritto e il dovere, sia naturale che sovrannaturale, della Chiesa, in quanto ceto dei fedeli e vera società e per mandato divino, di compiere tutte le opere di carità stabilite dal Signore verso i propri fedeli e tutti gli uomini. Consapevole dell’unità del servizio socio caritativo della Chiesa, il Papa volle che il Prefetto Apostolico della Sacra Congregazione per gli Affari Sociali fosse anche Presidente della Pontificia Commissione Centrale per la Vita e Grande Elemosiniere Apostolico.

Le comunicazioni sociali

Il Pontefice, nella decretale Evangelii Praecones, rivendicò alla Chiesa il diritto di utilizzare i mezzi di comunicazione di massa nella sua missione e per spargere in essi il seme del Vangelo. Stabilì che ogni Parrocchia avesse una sua radio tv web e un profilo sui social più importanti. Volle che ogni Diocesi avesse una sua tv e una sua radio via etere, capace di irradiarsi almeno nel suo territorio, e che ve ne fossero anche per le Province e le Regioni ecclesiastiche, mentre a livello nazionale le Conferenze Episcopali dovessero gestire emittenti capaci di coprire tutto il territorio. Volle altresì che le Diocesi avessero i propri bollettini e le proprie riviste almeno in edizione digitale, riservando quelle a stampa per le circoscrizioni maggiori e affidando ad ogni Provincia e Regione una casa editrice locale, mentre alla Conferenza Episcopale Nazionale mise in capo una casa editrice che coprisse tutto il territorio. Volle altresì che le Chiese di diritto proprio avessero televisioni, radio e case editrici di portata internazionale. Le stesse norme applicò per le Province religiose e per gli Ordini nel loro complesso, nonché per i Movimenti Ecclesiali. Ordinò altresì che le Associazioni laicali avessero le loro emittenti radiotelevisive e i loro periodici e le loro case editrici, purché fossero almeno di livello nazionale. Infine, prescrisse un sito web per ogni ente ecclesiastico. Riunificò tutte le radio tv web su una piattaforma apposita e creò un social esclusivamente cattolico, ma nello stesso tempo autorizzò a diffondere i contenuti anche attraverso altre piattaforme digitali. Inoltre, tramite la legislazione concordataria, ottenne che la Chiesa potesse utilizzare spazi prestabili delle emittenze pubbliche per la trasmissione dei suoi riti e la diffusione del suo insegnamento. Riunì nella Federazione Mondiale dei Mezzi di Comunicazione di Massa Cattolici tutti gli operatori del settore, riservandosi il diritto di nominarne il Presidente, e la mise in relazione con il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, da cui dipendevano i mezzi di comunicazione della Santa Sede.

La riorganizzazione di questi mezzi avvenne tramite la costituzione apostolica Ad propagandam, nella quale riorganizzò il Centro Televisivo Vaticano, la Radio Vaticana, l’Osservatore Romano, la Libreria Editrice Vaticana, la Tipografia Poliglotta Vaticana, il sito internet della Santa Sede e con cui fondò i Centri Teatrale, Cinematografico e Telematico Vaticani, alcune nuove case editrici e il sistema di raccordo tra le case editrici degli atenei pontifici già esistenti. Per quanto riguarda il Centro Televisivo Vaticano o CTV, lo trasformò in un’autentica emittente televisiva, con tre canali in chiaro e altri due a pagamento con contenuti speciali. Il primo era per il culto e la formazione, il secondo per l’informazione e il terzo per la cultura e lo spettacolo, gli altri due li integravano. Trasmessi via satellite, si appoggiarono all’inizio a satelliti di terzi e poi ai tre satelliti che il Vaticano riuscì a mettere in orbita, intitolati ai tre Arcangeli. Il CTV si acquartierò nella vecchia sede della RAI TV, messa in vendita dallo Stato italiano e acquistato dal Vaticano, che la adattò alle sue esigenze e la fece rientrare negli immobili extraterritoriali del nuovo Trattato Lateranense. Le trasmissioni avvenivano ordinariamente in italiano, ma ve ne erano anche in francese, tedesco, inglese, spagnolo, portoghese e polacco, e poi furono aggiunte anche in arabo, russo, indiano, cinese e giapponese. Le produzioni vaticane vennero vendute a prezzo calmierato alle tv ecclesiastiche e a prezzo intero alle altre emittenti, all’occorrenza doppiate in altre quaranta lingue e sottotitolate in settanta. Particolarmente pregevole fu la serie di tv movie dedicati alla storia sacra. Una parte delle entrate del CTV venne da una moderata pubblicità di ditte appartenenti alla Santa Sede o di alta moralità. La Radio Vaticana venne rafforzata, in quanto la rete di raccolta di notizie un tempo esistente e poi soppressa venne ripristinata e anzi, costituitasi in agenzia vaticana, iniziò a vendere le sue notizie a varie testate radiotelevisive e giornalistiche, oltre a passarle essa stessa all’Osservatore Romano. La Radio Vaticana o RV venne dotata di nuovi e potentissimi ripetitori: sulle Alpi per l’Europa, sul Caucaso per il Medio Oriente, sull’Himalaya e le Alpi Giapponesi per l’Asia, sui Monti del Drago per l’Africa, sulle Ande cilene per l’America Latina e sulle Montagne Rocciose per l’America del Nord. Trasmise anche via satellite e via web. Il Papa volle che l’emittente radiofonica trasmettesse in quaranta lingue regolarmente e in ottanta parzialmente. Alcune fasce orarie furono dedicate a piccoli ma significativi spazi pubblicitari, simili a quelli del CTV. I ripetitori ottennero lo status extraterritoriale non solo in Italia ma in tutti gli stati dove furono installati. L’Osservatore Romano o OR, oltre ad essere agganciato all’agenzia vaticana e slegato da quelle di mainstream, venne diffuso sia in formato cartaceo che in formato digitale. In formato cartaceo ebbe la sua edizione italiana, ma tramite il web venne diffuso quotidianamente in quaranta lingue, settimanalmente in altre quaranta e mensilmente in altre quaranta ancora. Settimanalmente, ebbe supplementi integralmente in francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e poi in arabo, cinese, giapponese, indiano, russo. La Libreria Editrice Vaticana o LEV venne rafforzata con la joint venture con le case editrici internazionali in possesso dell’APSA e ottenne il copyright della pubblicazione di tutti i testi dei Papi, compresi quelli della Fondazione Ratzinger e delle altre Fondazioni, create da Giovanni Paolo III, per gestite i diritti dei libri di Giovanni Paolo II (Fondazione Wojtyla), di Francesco (Fondazione Bergoglio) e suoi propri. I suoi punti vendita furono triplicati in Roma e aperti in tutto il mondo. La Tipografia Poliglotta Vaticana o TPV venne dotata di nuove e più moderne attrezzature per continuare a stampare in tutte le lingue e pubblicò testi di particolare pregio letterario e religioso, incluse le edizioni tipiche della Bibbia nelle lingue originali e in quelle antiche, e dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Anch’essa venne appaiata alle case editrici internazionali dell’APSA e si avvalse dei punti vendita della LEV per vendere i suoi testi. Il sito internet della Santa Sede venne affidato alla gestione dell’Ufficio delle Pubbliche Relazioni della Santa Sede, dipendente dalla Prima Sezione della Segreteria di Stato. Il dominio .va fu concesso a tutte le persone giuridiche ecclesiastiche perché vi registrassero i propri siti. Le attività telematiche della Santa Sede vennero perciò affidate al Centro Telematico Vaticano o CTeV, appositamente fondato e ubicato nel Palazzo della Sala Stampa in Via della Conciliazione. Tramite esso vennero gestiti la piattaforma dei video e quella degli audio cristiani, i social specifici per laici religiosi religiose e laici e quello per la messaggistica, nonché una grande piattaforma per l’e-commerce religioso. Sulla piattaforma video, oltre a trasmettere il CTV, si aprì un canale per l’Adorazione Perpetua al Santissimo Sacramento dalla Basilica di San Pietro.

In quanto al neonato Centro Cinematografico Vaticano o CCV, esso ebbe l’incarico di produrre, girare e distribuire corti medi e lungometraggi di ispirazione cristiana di qualunque genere. Una catena di sale cinematografiche dipendenti dalla Santa Sede, in numero di cinquemila, vennero aperte in tutte il mondo e, assieme alle 15000 dipendenti dalle parrocchie, costituirono il circuito privilegiato per la distribuzione dei film. La sede del CCV fu a Roma, nelle installazioni di Cinecittà acquistate dal Vaticano e dotate dell’esenzione da espropri e tributi ai sensi dei riveduti Patti Lateranensi, ma esso ebbe succursali a New York, Parigi, Londra, Bombay, Città del Capo, Sydney e Buenos Aires. Particolarmente pregevole fu la serie di film dedicati ai personaggi biblici. Dal canto suo, il nuovo Centro Teatrale Vaticano o CTeaV nacque per l’allestimento di spettacoli teatrali di ispirazione cristiana. Esso aveva alle sue dipendenze diverse compagnie teatrali, in base alle rappresentazioni portate in scena, concedeva l’esclusiva delle sue immagini al CTV e mandava in tournée gli spettacoli nel circuito dei cinquecento teatri della Santa Sede aperti nel mondo o da essa presi in gestione. Accanto ad essi, i teatri diocesani, nel numero di cinquemila, aperti per impulso del Pontefice, accoglievano pure loro gli spettacoli teatrali del CTeaV e delle compagnie diocesane, pur essendo aperti alle rappresentazioni di altre compagnie, esattamente come i teatri pontifici. La sede del CTeaV fu Palazzo Brancaccio e il Teatro omonimo, acquistati dalla Santa Sede e considerati il primo parte dello Stato della Città del Vaticano e il secondo esente da espropri e tributi. Infine, il Papa fondò altre case editrici, specializzate in studi teologici e filosofici  – come le Edizioni San Pietro Apostolo – o storici e letterari – come le Edizioni Vaticane. Creò un Coordinamento permanente tra le case editrici delle università e degli atenei e delle facoltà pontificie in Roma e ovunque nel mondo. Il Coordinamento era svolto dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, dal quale dipendevano tutte le Amministrazioni Palatine dei vari mezzi di comunicazione di massa del Vaticano da un punto di vista giuridico e pastorale, mentre la gestione finanziaria spettava all’Istituto Opere di Solidarietà, ferma restante la supervisione politica della Segreteria di Stato e quella dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede.

La cultura e i beni culturali

Il Pontificio Consiglio per la Cultura e i Beni Culturali ecclesiastici fu il centro della molteplice attività culturale del papato giovanpaolino. Nato dalla fusione del Pontificio Consiglio della Cultura – diviso da quello del Dialogo Interreligioso – e della Pontificia Commissione per la Conservazione e la Tutela del Patrimonio Artistico e Storico, ebbe competenza per la promozione della cultura cristiana, del suo dialogo con le altre culture e per la tutela dei beni culturali ecclesiastici, a cominciare da quelli della Santa Sede. Venne diviso altresì in due sezioni, l’una Per la Cultura e l’altra Per i Beni Culturali. La prima rimase divisa nelle sue tradizionali due sezioni, diventate dipartimenti. Dalla Prima Sezione dipendevano le Accademie Pontificie, riorganizzate con la costituzione apostolica Debitum officii Petri e destinate a farsi promotrici di una cultura fortemente impregnata di spirito cristiano e polemicamente armata contro le altre forme di pensiero. A quelle già esistenti (la Teologica, la Liturgica, l’Artistica, delle Scienze, dell’Immacolata, Mariana, di Archeologia, il Collegio dei Cultori dei Martiri)  e potenziate con la capacità di tenere corsi, lezioni e conferire gradi accademici e di pubblicare periodici e volumi, il Papa ne affiancò di nuove: la Pontificia Accademia di Scienze Umane – per la pedagogia, la sociologia, la psicologia, l’antropologia – la Pontificia Accademia di Scienze Politiche ed Economiche – da cui dipendeva il Pontificio Istituto Politico ed Economico Centrale, a cui erano sottoposti gli Istituti analoghi delle Chiese Nazionali, incaricati di promuovere il pensiero sociale cristiano – la Pontificia Accademia delle Scienze della Comunicazione – da cui dipendeva il Pontificio Istituto Centrale per le Comunicazioni, a cui erano sottoposti gli analoghi Istituti delle Chiese Nazionali, incaricati tutti di promuovere una formazione cristiana dell’opinione pubblica – la Pontificia Accademia di Storia – incaricata di approfondire lo studio storico e delle sue discipline ausiliarie – la Pontificia Accademia di Lettere Antiche – per le lingue bibliche – e quella delle Lettere Moderne – per la letteratura cristiana moderna e contemporanea –  la Pontificia Accademia Giuridica – per la promozione del giusnaturalismo e l’approfondimento del diritto canonico – e la Pontificia Accademia dello Sport. Degno di nota il potenziamento della Pontificia Accademia Romana di San Tommaso d’Aquino, divisa in due sezioni: una per gli studi filosofici cristiani in genere e una per dare forza e fiato a una combattiva Quinta Scolastica promossa dal Pontefice, orientamento filosofico comprendente il neoagostinismo, il neoscotismo, il neo ockhamismo ma soprattutto il Terzo Tomismo. Il Papa adottò il Tomismo come filosofia ufficiale della Chiesa ma a fianco dell’agostinismo, considerato come pensiero ausiliario. Le altre filosofie furono bandite dalle scuole ecclesiastiche. Sempre dalla Prima Sezione del Pontificio Consiglio per la Cultura il Papa fece dipendere il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, equiparato alle Accademie e  funzionante come una deputazione di storia patria per la Santa Sede e a cui il Papa sottopose i Comitati di Scienze Storiche costituiti presso le sedi primaziali, metropolitane maggiori, metropolitane e diocesane per i medesimi scopi.

Da queste grandi istituzioni culturali uscirono le grandi opere di erudizione e sistematizzazione culturale promosse dal Papa: la Storia della Teologia, l’Enciclopedia Teologica, il Nuovo Dizionario Liturgico e Sacramentale, la Storia delle Arti Figurative, l’Enciclopedia delle Belle Arti, la Storia del Cinema, la Storia della Televisione, la Storia della Radio, la Storia della Stampa, la Storia del Teatro, la Storia di Internet, la Storia della Musica, l’Enciclopedia della Musica, la Storia della Danza, la Storia della Scienza e della Tecnica, l’Enciclopedia delle Scienze e delle Tecniche, il Dizionario Mariologico, il Nuovo Dizionario di Archeologia Cristiana, l’Enciclopedia dei Martiri, la Nuova Biblioteca dei Santi, la Storia delle Scienze Umane, i Dizionari di Pedagogia, Sociologia, Psicologia, Antropologia, la Storia della Politica, la Storia dell’Economia, i Dizionari di Politica e di Economia, l’Enciclopedia delle Scienze della Comunicazione, la Storia delle Scienze della Comunicazione, la Storia Universale Vaticana, la Storia del Cristianesimo, la Storia della Chiesa Cattolica, la Storia delle Religioni, l’Enciclopedia delle Scienze Storiche, le Storie della Letteratura Greca, della Letteratura Latina, della Letteratura Ebraica, della Letteratura Copta, della Letteratura Siriaca, l’Enciclopedia della Letteratura Greca e quella della Letteratura Latina, il Dizionario Greco, quello Latino e quello Ebraico, il Lessico Biblico, il Lessico Biblico Greco, il Lessico Biblico Ebraico, il Lessico Biblico Latino, il Lessico Biblico Siriaco, la Storia Universale della Letteratura, l’Enciclopedia delle Letterature Romanze, la Storia del Diritto, la Storia del Diritto Canonico, la Storia del Diritto Romano, l’Enciclopedia Giuridica, l’Enciclopedia del Diritto Canonico e Romano, La Storia dello Sport, l’Enciclopedia Sportiva, la Storia della Filosofia, l’Enciclopedia Filosofica, il Lessico Filosofico, la Storia dei Papi, la Storia degli Imperatori Romani, la Storia dei Patriarchi di Costantinopoli Alessandria Antiochia e Gerusalemme, la Nuova Collezione dei Padri della Chiesa, la Nuova Collezione dei Dottori della Chiesa, la Nuova Collezione degli Atti dei Santi, la Nuova Collezione dei documenti pontifici, la Nuova Collezione degli Atti dei Concili, la Nuova Edizione delle opere di Tommaso, quella delle opere di Agostino e, naturalmente, la Nuovissima Enciclopedia Cattolica, in 120 volumi e venti lingue. Tutte mastodontiche realizzazioni che, in molti casi, si completarono dopo la morte del Papa, ma che furono intraprese per suo impulso.

Giovanni Paolo III inoltre volle istituire diversi altri enti culturali e collegarli alla Santa Sede, sottoponendoli al Pontificio Consiglio per la Cultura e i Beni Culturali, tramite la sua Prima Sezione, sempre attraverso la costituzione apostolica citata. Furono il Centro Ricerche del Vaticano, diviso nell’Istituto di Ricerche Nucleari – sui Carpazi – in quello di Ricerche Chimiche – sui Pirenei – e in quello di Ricerche Biologiche – sui Monti Tatra; indi il Bioparco, l’Orto Botanico, l’Auditorium Parco della Musica e il Palazzo dello Sport di Roma, rilevati dalle amministrazioni pubbliche italiane; la Riserva Naturale Vaticana di Terra – in Tanzania – e la Riserva Naturale Vaticana di Mare – nell’Oceano Pacifico al largo delle Isole Samoa. Anche la Specola Vaticana, sebbene sottoposta alla gestione dello Stato vaticano, dipendeva dalla Prima Sezione per gli orientamenti culturali e pastorali. Essa venne enormemente potenziata e oltre agli osservatori del Vaticano, di Castel Gandolfo e dell’Arizona, con le attività loro proprie, ne ebbe uno nuovo in Nuova Zelanda e addirittura poté usufruire dei telescopi montati sui satelliti della Santa Sede. Le sedi e le strutture di questi enti ottennero il privilegio dell’extraterritorialità negli stati europei e dell’esenzione da imposte ed espropri in quelli extraeuropei. Il Papa fondò inoltre il Centro Musicale Vaticano o CVM, la cui sede fu in Via della Conciliazione, mediante cui fece produrre ed incidere musiche e canzoni di tema religioso o di ispirazione cristiana in tutto il mondo. Presso di esso venne collocata l’Orchestra Pontificia, operativa nell’Auditorium papale.

Degno di nota è che Giovanni Paolo III, nella Sala Nervi Paolo VI, ospitò eventi culturali di vario tipo, della cinematografia del teatro della televisione della musica e della danza, anche apparentemente lontani dalla Chiesa, per dare prestigio ad essa nel mondo della cultura.

In quanto alla Seconda Sezione, per i Beni Culturali, operò attraverso gli Ispettori Apostolici per i Beni Culturali, reclutati tra i laici, che sovrintendevano al patrimonio culturale delle diocesi, con l’aiuto di Ispettori nazionali, regionali, provinciali, diocesani e degli Ordini religiosi. Il Papa vietò assolutamente che i beni culturali ecclesiastici venissero alienati, anche in mancanza di uso e diede delle regole stringenti per la loro gestione, rivendicandone la proprietà e la giurisdizione alla Chiesa per diritto divino, con la decretale Ad tuendam fidem. Essa diede anche le linee portanti della promozione della cultura cristiana e della relativa pastorale a tutte le Chiese del mondo. Ogni diocesi doveva avere una Biblioteca, un Museo e un Archivio, mentre ogni ente ecclesiastico che avesse avuto una sua propria di queste istituzioni avrebbe dovuto conservarla con cura, salvo devolverne il patrimonio a quella di rango ecclesiastico superiore in caso di impossibilità di continuare a curarle. Per quanto poi concerne la gestione dei beni culturali della Santa Sede, vanno menzionati i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Archivio Apostolico Vaticano con le istituzioni collegate e rinnovate dal Papa. I Musei Vaticani, pur dipendendo dal Governatorato della Città del Vaticano, vennero ampliati in modo esemplare. Il Papa fece costruire cinque piani sotterranei al di sotto dei Musei esistenti e vi aprì nuove ali, gallerie, mostre ed esposizioni. Nacquero così i cosiddetti Musei Giovanpaolini: la Galleria Sumera, l’Esposizione Accadica, il Museo Babilonese, il Museo Assiro, l’Esposizione Mitanni, la Galleria Eblaita, la Galleria Aramea, il Museo Ittita, la Galleria Armena, il Museo Iranico, la Galleria precananea, l’Esposizione cananea, il Museo ebraico antico, la Galleria Frigia, la Galleria Lida, il Museo Acheo, il Museo Celtico, la Galleria Slava Antica, la Galleria Germanica Antica, il Museo Sciita Sarmatico, il Museo Arabo, il Museo Romano Barbarico, il Museo Bizantino, il Museo Carolingio, il Museo Romano Germanico, il Museo del Medioevo Latino, il Museo di Storia Moderna, il Museo Indiano, il Museo Cinese, il Museo Giapponese, il Museo delle Civiltà Africane, la Galleria Etiopica, la Galleria Khmer, la Galleria Vietnamita, la Galleria Laotiana, la Galleria Birmana, la Galleria Tibetana, la Galleria dell’Indonesia, l’Esposizione Azteca, quella Maya, quella Incas, la Galleria Precolombiana, l’Esposizione degli Aborigeni Americani e quella degli Aborigeni dell’Oceania, il Museo Storico Contemporaneo, il Museo di Storia dei Papi, il Museo di Storia della Chiesa, il Museo di Storia delle Religioni, il Museo di Storia del Cristianesimo. Il Papa sfogò così letteralmente il suo amore intenso per la storia. Il Museo Storico del Laterano venne nuovamente trasferito in Vaticano e in quel palazzo vennero fondati i Musei Sacri Lateranensi, dipendenti però dai Musei Vaticani: il Museo di Storia dei Dogmi, quello Liturgico e Sacramentale, quello della Devozione e della Spiritualità, quello Agiografico, quello Cristologico, quello Mariologico, quello delle Reliquie, quello degli Ordini Religiosi, quello delle Sacre Icone, la Galleria della Statuaria Sacra, la Galleria della ritrattistica pontificia, il Museo del Soprannaturale. Anche presso il Palazzo Liberiano venne fondato un polo museale dipendente da quello vaticano, ossia i Musei Vaticani della Scienza e della Tecnica: quello di Storia della Scienza e della Tecnica, quello astronomico, quello geografico, quello dei trasporti, quello delle comunicazioni e degli audiovisivi, quello di Storia dell’Economia, quello di Storia dello Sport, quello di Storia della Medicina e quello fotografico. Infine un quarto polo museale, sempre dipendente da quello vaticano, venne aperto presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura e dedicato alle arti: Museo di Storia della Musica, di Storia del Cinema, di Storia della Televisione, di Storia della Radio, di Storia del Teatro, di Storia della Danza, Galleria della Sfragistica, Galleria delle Vetrate, Galleria dell’Oreficeria, Galleria delle Tavole fumettistiche, Galleria degli Smalti, Galleria delle Ceramiche, Galleria dei Legni pregiati e dei Mobili preziosi. Anche i Musei di Propaganda Fide furono uniti all’amministrazione di quelli vaticani e così i vari musei dei Palazzi acquisiti dal Papa in Roma, pur mantenendo la loro intitolazione. Musei storici furono aperti dal Papa in tutti i Palazzi pontifici fuori di Roma, mentre quello di Castel Gandolfo fu spostato in un edificio prospiciente al Palazzo Pontificio, nel quale il Pontefice rimise la sua residenza estiva. Il Papa spese somme enormi per entrare in possesso di opere di pregio e specie di reperti archeologici biblici, finanziando campagne di scavo in tutto il Medio Oriente, ma anche della Roma di età apostolica.

La Biblioteca Apostolica Vaticana vide triplicarsi il suo patrimonio cartaceo e addirittura crescere dieci volte tanto quello digitale. Ad un certo punto, non vi fu più nessun libro di pregio che non fosse posseduto dalla Biblioteca. Essa poi si abbonò a qualsiasi rivista scientifica di rilievo. La sua casa editrice, la Biblioteca Editrice Vaticana, si specializzò in edizioni di altissimo pregio di testi storici conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Si raddoppiarono anche tutte le altre collezioni conservate nella Biblioteca. Il Papa riuscì ad acquistare i venti più antichi manoscritti neotestamentari del mondo e tutti i frammenti papiracei della Grotta 7 di Qumran, di argomento cristiano, sottraendoli ad altri musei, mentre finanziò campagne di ricerca per rinvenire manoscritti ancora più antichi, riuscendo a rinvenire un frammento del Matteo Aramaico del 50 d.C. nel Deserto di Faran.

L’Archivio Apostolico Vaticano venne arricchito dal Papa con ogni fondo archivistico ecclesiastico che non potesse essere attribuito ad un ente specifico. Esso venne, ad un certo punto, rinominato Archivio Segreto, in virtù dei vincoli di pubblicazione dei testi contenuti in esso. Fu Giovanni Paolo III a pubblicare tutti i documenti del Vaticano sulla Guerra Fredda, compresi quelli riguardanti i crack di Sindona e Calvi, l’attentato a Giovanni Paolo II, i Sequestri Orlandi e Gregori, le infiltrazioni dei servizi dell’Est in Vaticano, il condizionamento sovietico del progressismo cattolico, le sue infiltrazioni negli Ordini religiosi, la strage delle Guardie Svizzere. Fu ancora lui a svelare i documenti sull’abdicazione di Benedetto XVI e sui condizionamenti occidentali del Vaticano all’indomani di quel traumatico evento.

Nel Palazzo del Quirinale Giovanni Paolo III mise le nuove istituzioni culturali da lui volute: la Discoteca Vaticana, con 750000 musiche e canzoni sacre su altrettanti supporti; la Videoteca Vaticana, con 1200000 video televisivi di pregio, specie attinenti alla Chiesa e alla religione; l’Audioteca Vaticana, con 3000000 di audio riguardanti la storia della Chiesa e del Vaticano; vi ospitò anche la rinnovata e ampliata Filmoteca Vaticana, comprendente 500000 lungometraggi di valore storico per la Santa Sede.

Tutte queste istituzioni si servirono finanziariamente dell’Istituto Opere di Solidarietà. Rientra anche nell’attività culturale del Papato la produzione letteraria della Segreteria delle Belle Lettere, restaurata dal Pontefice per il compito di redigere in latino i testi ufficiali dei documenti suoi propri e della Curia. Essa poteva tradurli in tutte le lingue ufficiali della Chiesa – greco siriaco ebraico copto armeno etiopico indiano – e in tutte le lingue del mondo. Consapevole dell’unità dell’azione culturale della Chiesa, il Papa volle che il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e dei Beni Culturali fosse anche Segretario delle Belle Lettere, Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa.

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