Ritratto di un papa futuro: la corte pontificia

di Vito Sibilio

PREMESSA

Ci sono molti autori che hanno espresso le
loro idee sulla Chiesa e sul Papato, mediante la finzione letteraria. Il Santo
o I sandali di Pietro sono tra le più famose delle loro opere, mentre di
recente The Young Pope o The New Pope hanno reso il genere, a cavallo tra
letteratura e cinema, assai popolare. Anche io proverò a fare lo stesso.

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Quel che segue è tratto dalla voce “Giovanni
Paolo III”, a cura di Lothar Von Sybel, dell’Enciclopedia Cattolica, vol. XLV,
Città del Vaticano- Metropolis della Luna, LEV- Edizioni del Mare della
Tranquillità, 2223.

La Corte Pontificia

Giovanni Paolo III pose mano alla restaurazione e nel contempo alla riforma della Casa Pontificia. Con la costituzione apostolica Domus Petri la Casa Pontificia riebbe la denominazione di Corte, mentre il suo personale rimase denominato come Famiglia Pontificia, diviso nel ramo ecclesiastico e in quello laico. Al vertice della Corte fu confermato il Prefetto Apostolico della Corte Pontificia, insignito della dignità cardinalizia e alla cui autorità furono sottoposti tutti i Sacri Palazzi Apostolici, sia quello del Vaticano che quello del Laterano e, dopo, tutti gli altri di cui il Papa era entrato in possesso in Roma e fuori. La Prefettura fu divisa in cinque sezioni, di cui dicemmo parlando della Curia Romana. La competenza amministrativa e quella disciplinare sia sulla Famiglia Pontificia sia sulla Nobiltà romana vennero riservate al Cardinal Prefetto, mentre la gestione degli affari domestici propriamente detti spettò al Maggiordomo di Sua Santità e la manutenzione fisica dei Palazzi Apostolici venne affidata al Maestro di Palazzo. Maggiordomo e Maestro vennero tuttavia sottoposti al Prefetto. La Prefettura inoltre esercitava la sua supervisione sulle amministrazioni palatine delle Basiliche Patriarcali, tutte denominate Reverende Fabbriche e affidate all’Arciprete di ciascun Capitolo. I beni basilicali vennero amministrati dall’APSA, ferma restante la proprietà alle Basiliche stesse, mentre i tesori – quello di San Pietro e il neo istituito di San Paolo – vennero affidati alla Banca Centrale Vaticana. Lo stretto contatto tra la Basilica di San Pietro e la Prefettura della Corte Pontificia venne riaffermato dall’unione delle cariche di Canonico Arciprete e di Prefetto Apostolico nella medesima persona, alla quale venne inoltre concesso il rango di Pro Vicario Generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano. La restaurazione della Corte, nella mente del Pontefice, doveva servire a tre obiettivi: garantire la rappresentanza pubblica del Papato, devolvere competenze inopportunamente attribuite alla Segreteria di Stato e creare una comunità di preghiera e di vita culturale. La Famiglia Pontificia Ecclesiastica, da sola o col Papa doveva garantire i servizi liturgici delle liturgie stazionali, spostandosi di chiesa in chiesa e presieduta dal prelato di più alto rango disponibile all’occasione. La Famiglia Pontificia nel suo complesso era chiamata a dibattere di temi culturali legati alla vita della Chiesa in apposite assemblee tenute con cadenza bimestrale, alla presenza del Papa. Ogni dignitario ecclesiastico della Famiglia, qualora non ne avesse già uno proprio, ebbe un beneficio sinecura per sostentarsi. Ogni dignitario laico ebbe una prebenda. I beni e i benefici di Corte vennero amministrati dall’APSA. Tra i dignitari della Famiglia Ecclesiastica sono ripartiti sette categorie di Monsignori, corrispondenti alla riorganizzazione del titolo fatta dal Papa nella stessa costituzione apostolica.

L’assetto definitivo della Corte fu quel che segue, mettendo insieme sia le cariche tradizionali che quelle della riforma di Paolo VI.

Membri della Famiglia Pontificia Ecclesiastica

  1. Cardinali Palatini
    1. Cardinale Censore Apostolico Maggiore, Segretario della Suprema e Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede
    1. Cardinale Segretario di Stato di Sua Santità, Cancelliere di SRC, Prefetto Apostolico delle Sacre Congregazioni per gli Affari Pubblici di SRC e per lo SCV
    1. Cardinale Camerlengo di SRC
    1. Cardinale Vicario Generale di Sua Santità per la Città e la Diocesi di Roma e Arcidiacono di SRC
    1. Cardinale Presidente dell’APSA
    1. Cardinale Prefetto Apostolico degli Affari Economici della Santa Sede
    1. Cardinale Segretario Apostolico delle Belle Lettere, Bibliotecario e Archivista di SRC, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e i Beni Culturali Ecclesiastici
    1. Cardinale Prefetto Apostolico del Supremo Tribunale della Santa Segnatura Apostolica, Uditore di Sua Santità e Segretario Apostolico della Sacra Congregazione per i Sacri Canoni
    1. Cardinale Penitenziere Maggiore
    1. Cardinale Decano degli Uditori della Sacra Rota Romana
    1. Cardinale Segretario Apostolico della Sacra Congregazione per i Vescovi e Segretario del Sinodo dei Vescovi e della Dieta dei Patriarchi e dei Primati delle Chiese di diritto proprio
    1. Cardinale Segretario Apostolico della Sacra Congregazione per la Sacra Liturgia e i Santi Sacramenti
    1. Cardinale Prefetto Apostolico della Corte Pontificia, Gran Maestro delle Celebrazioni Liturgiche e Pro Vicario per lo SCV
    1. Cardinale Grande Elemosiniere Apostolico
  2. Prelati Palatini
    1. Segretari Apostolici delle Sacre Congregazioni, se non CardinaliSegretari dei Pontifici ConsigliSegretario del Supremo Tribunale della Santa Segnatura ApostolicaReggente della Santa Penitenzieria ApostolicaSostituto agli Affari Generali della Segreteria di StatoSegretario agli Affari Pubblici della Segreteria di Stato, Segretario dei Brevi ai Capi di Stato e di Governo e Segretario della CIFRAReggente della Cancelleria ApostolicaCollettore Maggiore della Camera ApostolicaTesoriere della Camera ApostolicaDelegato dell’APSAPrelato Segretario dell’APSA
    Razionario della PAE
    1. Revisore della PAESovrintendente della PAEMaggiordomo della Corte PontificiaGran Maestro dei Sacri Palazzi ApostoliciCappellano di Sua Santità o Sacrista Pontificio (responsabile della gestione della Cappella Privata dell’Appartamento Pontificio di ogni Palazzo Apostolico)Canonici Arcipreti delle Basiliche PatriarcaliCanonici Penitenzieri delle Basiliche PatriarcaliCanonici Primiceri delle Basiliche PatriarcaliCanonici Arcipreti delle Basiliche Giubilari
    1. Abati di San Paolo Fuori le Mura, di Santa Prassede, di San Gregorio al Celio, di Santa Francesca Romana e delle Tre Fontane
  3. Chierici Palatini
    1. Teologo della Corte Pontificia
    1. Canonista della Corte Pontificia
    1. Predicatore della Corte Pontificia
    1. Confessore della Corte Pontificia
    1. Segretari Privati di Sua Santità (segretari privati del Papa in numero di tre)
    1. Collegio dei Protonotari Apostolici di Numero Partecipanti
    1. Protonotari Apostolici Soprannumerari
    1. Camerieri Segreti Partecipanti (Segretario delle Ambasciate e Vestiario)
    1. Presidenti ecclesiastici delle Accademie Pontificie
    1. Presidenti ecclesiastici delle Amministrazioni Palatine della Santa Sede
    1. Rettore della Pontificia Accademia Ecclesiastica
    1. Rettore della Scuola Superiore della Curia Romana
    1. Grandi Cancellieri delle Università Pontificie in Roma
    1. Rettore del Seminario Romano Maggiore
    1. Camerieri Segreti del Collegio dei Maestri delle Cerimonie Pontificie
  4. Prelati di Camera (svolgono le funzioni di accoglienza degli ospiti in udienza negli Appartamenti Papali e alla sua presenza)
  5. Prelati di Anticamera
  6. Prelati d’Onore
  7. Cappellani Segreti di Sua Santità
  8. Cappellani di Onore di Sua Santità
  9. Chierici Segreti di Sua Santità
  10. Camerieri Segreti Soprannumerari
  11. Camerieri d’Onore di Camera
  12. Camerieri d’Onore di Anticamera
  13. Camerieri d’Onore

Membri della Famiglia Pontificia Ecclesiastica

  1. Tre Principi Assistenti al Soglio (delle famiglie Colonna, Orsini e Torlonia)
  2. Maresciallo di Conclave
  3. Gonfaloniere di SRC
  4. Generale di SRC
  5. Decani dei Nove Ordini dell’Aristocrazia Pontificia (Principi Duchi Marchesi Conti Baroni Visconti Patrizi Nobili Cavalieri)
  6. Capi delle Dinastie cattoliche regnanti un tempo su Paesi che erano feudi della Santa Sede.
  7. Capi delle Case Imperiali e Reali Cattoliche non regnanti
  8. Capi degli Ordini aristocratici dei Paesi Cattolici un tempo monarchie
  9. Delegato Speciale della Sacra Congregazione per lo Stato della Città del Vaticano
  10. Governatore dello SCV
  11. Consigliere Generale dello SCV
  12. Procuratore Apostolico dell’Ufficio Centrale di Informazioni
  13. Procuratore Apostolico dell’Ufficio Centrale di Sicurezza
  14. Dodici Procuratori dei Sacri Palazzi Apostolici (responsabili dell’amministrazione dei Palazzi Apostolici)
  15. Dodici Architetti dei Sacri Palazzi Apostolici (responsabili della manutenzione dei Palazzi Apostolici).
  16. Capitano Comandante dei Camerieri d’Onore di Cappa e Spada o della Guardia Pontificia (comandava le guardie del corpo del Papa)
  17. Capitano Comandante del Corpo della Guardia Nobile
  18. Vessillifero di SRC
  19. Capitano Comandante del Corpo della Guardia Palatina
  20. Capitano Comandante della Gendarmeria Pontificia
  21. Capitani Comandanti dei Corpi di Armata nazionali Pontifici per ordine di fondazione
  22. Camerieri d’Onore di Cappa e Spada (erano le Guardie del Corpo del Papa).
  23. Ufficiali della Guardia Nobile secondo la precedenza di grado
  24. Camerieri segreti di Cappa e Spada numerari
  25. Gran Maestro del Sacro Ospizio
  26. Esente delle Guardie Nobili per il Servizio diurno
  27. Rettore dell’Ufficio delle Infrastrutture e dei Trasporti dell’SCV
  28. Rettore dell’Ufficio delle Poste e delle Comunicazioni dell’SCV
  29. Rettore dell’Ufficio degli Approvvigionamenti dell’SCV
  30. Camerieri segreti di Cappa e Spada soprannumerari
  31. Presidente della Consulta di Stato
  32. Consultori dello SCV
  33. Pontificio Giudice di Appello
  34. Pontificio Giudice Unico di Primo Grado
  35. Governatore Generale della Banca Centrale Vaticana
  36. Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro
  37. Capi degli Ordini Equestri Pontifici secondo il grado e l’ordine di fondazione
  38. Presidenti delle Fiduciarie Pontificie secondo l’ordine di fondazione
  39. Presidenti delle Fondazioni Pontificie amministrate dall’APSA secondo l’ordine di fondazione
  40. Presidenti laici delle Accademie Pontificie
  41. Presidenti laici delle Amministrazioni Palatine della Santa Sede
  42. Presidenti delle Società Partecipate dell’SCV
  43. Segretario Generale della Pontificia Opera dei Congressi Internazionali del Laicato Cattolico
  44. Segretari delle tre Unioni Internazionali della Pontificia Opera dei Congressi
  45. Presidenti delle Federazioni Cattoliche Mondiali di categoria
  46. Congiunti di Primo Grado del Sommo Pontefice
  47. Aiutante di Camera del Sommo Pontefice
  48. Archiatra Pontificio
  49. Medici del Sommo Pontefice
  50. Artisti della Corte Pontificia
  51. Umanisti della Corte Pontificia
  52. Scienziati della Corte Pontificia
  53. Sette Camerieri dell’Appartamento Pontificio
  54. Decano di Sala o Capo degli Addetti di Anticamera
  55. Addetti laici di Anticamera o Bussolanti
  56. Congiunti di Secondo Grado del Sommo Pontefice

Come si è visto, la Nobiltà cattolica era pienamente inserita nella Famiglia Pontificia. Il Papa infatti restaurò completamente l’aristocrazia romana, volendo attingere da essa i quadri amministrativi laici della Curia Romana, dello Stato della Città del Vaticano e delle strutture centrali del laicato cattolico mondiale. In modo particolare tra essa vennero scelti i Legati Apostolici per gli Affari Sociali, i Collettori Apostolici, gli Ispettori Apostolici alle Belle Arti, i presidenti delle Federazioni Cattoliche Mondiali. Con la costituzione apostolica Patres Conscripti Giovanni Paolo III creò nove ordini di aristocratici romani: Principi Duchi Marchesi Conti Baroni Visconti Patrizi Nobili e Cavalieri, sulla falsariga della vecchia araldica pontificia e italiana, aggiungendovi come extra ordinari i Granduchi e gli Arciduchi. Per riempire le fila degli ordini nuovi, il Papa creò nuovi nobili in tutti i paesi del mondo o vi inserì aristocratici cattolici di paesi stranieri. Reintrodusse la norma per cui i parenti diretti del Papa fossero nominati Principi e quelli indiretti Duchi, lasciando tuttavia ai Successori l’applicazione e non nobilitando i suoi, fermo restando che non dovessero avere alcun incarico attivo in Curia e in Vaticano. Il Pontefice stabilì che gli aristocratici ereditari fossero dotati di un maggiorasco, a loro spese, mentre concesse titoli vitalizi a coloro che ricoprivano certe cariche o che avevano avuto certe benemerenze, come anche a determinate categorie di visitatori ricevuti in udienza – come i Primi Ministri o i Ministri degli Esteri cattolici, i Sindaci e i Prefetti di Roma, i Presidenti della Regione Lazio. Ai nobili romani il Papa concesse la cittadinanza del Vaticano e, in virtù degli incarichi svolti, fece avere l’immunità diplomatica. Giovanni Paolo III poi accolse alla sua corte, riservando loro mansioni concrete, anche le famiglie reali cattoliche non regnanti e i nobili dei loro paesi. Al vertice dell’aristocrazia papale vennero messi i Principi Assistenti al Soglio, portati a quattro. Ai nobili il Pontefice chiese e impose una condotta di vita irreprensibile.

Si è visto anche un posto importante nella Famiglia laica per gli Ordini equestri pontifici. Giovanni Paolo III li riformò con la costituzione apostolica Ordines Romani , stabilendo che tutti fossero attivi, che avessero una categoria di professanti i consigli evangelici e che avessero un Maestro e un Priore scelti nel numero degli ascritti viventi secondo una vocazione religiosa. Accanto agli Ordini esistenti, ne fondò di nuovi, per cui alla fine risultarono i seguenti, secondo la gerarchia: Ordine Supremo del Cristo, Alto Ordine della Beata Vergine Maria, Nobile Ordine di San Giuseppe, Ordine Venerabile di San Michele, Ordine Insigne dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Ordine dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno, Ordine di San Leone Magno, Ordine di San Silvestro Papa, Ordine della Croce Pro Ecclesia et Pontifice e della Medaglia Benemerenti. Tra i cavalieri così insigniti il Papa prese collaboratori e si servì di quelle onorificenze per creare legami tra la Santa Sede e molti ambienti. 

La Cappella Pontificia e le liturgie papali

Il Papa volle rilanciare le liturgie pontificie, seguendo un doppio schema. Da un lato si rese più presente nelle celebrazioni pubbliche, dall’altro potenziò la Cappella pontificia, facendosi accompagnare da essa – e in questo fu innovatore – nelle liturgie officiate in chiese diverse e persino nei viaggi fuori Roma.

In relazione al primo punto, Giovanni Paolo III riprese la vecchia Liturgia Stazionale romana, presiedendola ogni volta che poté e coprendo con essa l’Avvento, il Tempo di Natale, la Quaresima, il Tempo di Pasqua e quello di Pentecoste. In caso di sua assenza, la Famiglia Pontificia veniva mandata alla funzione che era presieduta dal Cardinale di più alto lignaggio disponibile ad officiare. Inoltre il Papa modificò le stazioni delle celebrazioni delle maggiori feste, moltiplicandole. Nella Vigilia di Natale stabilì di celebrare in Santa Maria Maggiore, mentre le tre Messe di Natale furono da lui suddivise così: la Messa della Notte in San Pietro, quella dell’Aurora alla Sistina, la Messa del Giorno una in San Pietro e una in Laterano. Nella Settimana Santa il Pontefice stabilì di celebrare secondo questo schema: la Domenica delle Palme la Messa con la Benedizione delle Palme in San Pietro e quella Vespertina in Laterano; il Lunedi e il Martedì Santi le Messe in San Paolo Fuori le Mura e Santa Maria Maggiore; il Mercoledì Santo alla Sistina; il Giovedì Santo la Messa Crismale in San Pietro e quella In Coena Domini in Laterano, con la Veglia nella Notte di Passione nella stessa basilica; il Venerdì Santo l’Adorazione della Croce in Santa Croce in Gerusalemme, l’Ora della Desolata in Santa Maria Maggiore, la Via Crucis al Colosseo; il Sabato Santo la Veglia di Pasqua in San Pietro; la Domenica di Pasqua la Messa delle Lodi in San Pietro e quella Vespertina in Laterano. Subito dopo Pasqua, le Messe del Lunedì dell’Angelo e del Martedì dopo Pasqua in San Paolo e in Santa Maria Maggiore. A Pentecoste, la Messa Vigiliare in Laterano e quella del Giorno in San Pietro. Inoltre, il Papa volle celebrare in pubblico in ogni festa e solennità e anche in altri giorni cari alla sua devozione. Ogni domenica officiò in una diversa Parrocchia e chiesa romana, fino a quando non l’ebbe visitate tutte.  Finito il giro, ricominciò da capo. Giovanni Paolo celebrava in Santa Maria Maggiore per le feste, le memorie e le solennità mariane. Officiava anche nelle chiese dedicate ai misteri celebrati in determinate giornate. Per quanto riguarda i Sacramenti, il Papa continuò la prassi dei predecessori, amministrando quelli dell’iniziazione cristiana tutti insieme a Natale, a Pasqua e a Pentecoste, battezzando i bambini nel Battesimo del Signore, confessando nella Novena di Natale il Mercoledì delle Ceneri e nella Vigilia della Divina Misericordia, cresimando a Pentecoste, amministrando l’Unzione degli Infermi nella memoria della Madonna di Lourdes, celebrando le nozze dei fedeli nello Sposalizio di Maria Vergine e consacrando diaconi, presbiteri e vescovi nell’Epifania e nelle Domeniche del Tempo di Pasqua. Applicando le norme che egli stesso aveva stabilito, riprese le forme del Pontificale Romano, celebrò nelle Basiliche sempre e solo in latino, usando il volgare nelle Parrocchie o nelle Messe all’estero, purché non durante delle solennità o feste di precetto; celebrò altresì una volta al mese nel Vetus Ordo, anche in pubblico se era il giorno stabilito – di solito la prima domenica del mese.  Non esitò a praticare esorcismi con una certa regolarità, almeno tre volte l’anno. Non tralasciò nessuna delle devozioni che inculcò nel popolo: il primo venerdì di ogni mese presiedeva l’Adorazione Eucaristica in onore del Sacro Cuore e l’ultimo quella del Preziosissimo Sangue; alla Radio Vaticana il primo sabato del mese conduceva la recita del Santo Rosario intero, mentre il primo di ogni mese recitava le Litanie del Santo Nome di Gesù e l’ultima domenica quelle di Cristo Re, mentre ogni 25 del mese toccava a quelle del Santo Bambino. Sempre dalla Radio Vaticana recitava le Novene dell’Immacolata, di Natale, di San Giuseppe, della Divina Misericordia, della Pentecoste, del Corpus Domini, del Sacro Cuore, del Cuore Immacolato, del Prezioso Sangue, dell’Assunta, della Mediatrice e della Corredentrice, di San Michele e l’Ottavario dei Defunti. Il Papa affidò le sue cerimonie all’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, retto dal Cardinale Gran Maestro delle Cerimonie e coadiuvato dai Cerimonieri, divisi in tre livelli: i Cardinali (in genere gli Arcipreti delle Basiliche Patriarcali), i Prelati e i Chierici.

Il Pontefice ripristinò inoltre tutti gli abiti del guardaroba papale, sia liturgici che non liturgici, e li indossò secondo le norme e i tempi consuetudinari.

Per quanto riguarda il secondo punto, ossia il potenziamento della Cappella Papale, Giovanni Paolo III le diede un nuovo ordinamento, con la costituzione apostolica Sacerdotium Christi

Membri della Cappella Pontificia

  1. Famiglia Pontificia Ecclesiastica (non tutta)
  2. Prelati Palatini
  3. Chierici Palatini
  4. Collegio dei Protonotari Apostolici di Numero Partecipanti (distinti dagli altri chierici)
  5. Prelati di Camera
  6. Prelati di Anticamera
  7. Sacro Collegio degli Eminentissimi e Reverendissimi Signori Cardinali di SRC
  8. Patriarchi, Arcivescovi Maggiori, Primati, Metropoliti Maggiori, Metropoliti, Vescovi, Eparchi ed Esarchi Assistenti al Soglio di tutti i Riti (il Papa ripristinò la funzione, attribuendola per principio a tutti i prelati che si trovassero a Roma per una Cappella papale, e per ufficio ai prelati titolari operanti nella città, nonché ai Patriarchi e ai Primati di rito latino di tutto il mondo, ordinari e titolari, e ai suffraganei della Provincia Romana, ai Metropoliti Maggiori e ai Metropoliti dell’Italia)
  9. Vice Camerlengo di SRC
  10. Prelati Superiori delle Sacre Congregazioni
  11. Prelati Superiori dei Pontifici Consigli
  12. Archimandrita del Santissimo Salvatore
  13. Abate di Montecassino
  14. Abati Generali dei Canonici Regolari e degli Ordini Monastici
  15. Superiori Generali o Procuratori Generali degli Ordini Mendicanti
  16. Superiori Generali dei Chierici Regolari e degli Istituti di Vita Consacrata
  17. Collegio degli Uditori di Rota
  18. Collegio dei Votanti della Segnatura Apostolica
  19. Collegio dei Penitenzieri Apostolici non porporati
  20. Collegio dei Cerimonieri dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice
  21. Canonici del Capitolo Cattedrale Lateranense
  22. Canonici dei Capitoli delle Basiliche Patriarcali
  23. Membri della Cappella Musicale Pontificia
  24. Presbiterio di Roma
  25. Collegio dei Chierici Partecipanti della Cappella Pontificia
  26. Chierici Soprannumerari della Cappella Pontificia

La stessa costituzione apostolica prevedeva una riorganizzazione della Cappella Musicale Pontificia, mediante un potenziamento degli organici con cantori e musicisti professionisti e un uso esclusivo del Gregoriano, della musica polifonica rinascimentale e barocca. Accanto ad essa, venne similmente ristrutturata la Cappella Giulia e la Cappella Musicale Lateranense e vennero istituite le Cappelle Musicali Liberiana e di San Paolo Fuori le Mura, secondo i medesimi criteri.

Il governo della Diocesi di Roma

Giovanni Paolo III si sentì profondamente Vescovo di Roma, Metropolita della sua Provincia, Metropolita Maggiore del Lazio, Primate di Italia. Presenziò sempre, o alla convocazione o alla chiusura o almeno durante una sessione, a ciascuno dei due Sinodi diocesani annuali, al Concilio Provinciale annuale, al Concilio Regionale biennale e al Concilio Nazionale quadriennale, lasciando al Cardinale Vicario Generale il compito di proseguire il lavoro. In quanto Primate di Italia, si riservò la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana e in quanto Metropolita Maggiore, quella della Conferenza Episcopale del Lazio, facendosi rappresentare dal Cardinal Vicario come Pro Presidente. Designò personalmente i Segretari delle due Conferenze Episcopali, lesse e approvò o respinse sempre in persona gli atti conciliari e i decreti delle Conferenze.

In Roma volle che le ventuno Diaconie funzionassero a pieno regime per le funzioni caritative e liturgiche. Confermò senz’altro il Cardinal Vicario al vertice della Diocesi, ma fece dei Vescovi Coadiutori, portati a quattordici, un Sinodo permanente presieduto da lui stesso, sempre tramite il Cardinal Vicario, e conferì ai Coadiutori la porpora cardinalizia coi tituli presbiterali più antichi di Roma. Segretario di questo Sinodo fu nominato il Vice Gerente, annoverato tra i suoi membri, esattamente come l’Ausiliare per le attività pastorali e amministrative del Vicariato. Accanto al Delegato per l’assistenza religiosa agli Ospedali di Roma e a quello per le Confraternite e i Pii Sodalizi, il Papa istituì quello per l’assistenza religiosa alle Scuole, quello per l’assistenza alle Università, quello per l’assistenza alle Carceri, quello per l’assistenza alle Infrastrutture dei Trasporti, quello per l’assistenza ai Luoghi Pubblici e quello per l’assistenza ai Cimiteri, insigniti dell’Episcopato ma non della porpora. Inserendo il Vicariato Generale nella Curia Romana come un autentico Ufficio, i cui membri Cardinali erano appunto i Vescovi del Sinodo permanente, il Papa fece sì che diverse competenze del Vicariato stesso fossero devolute ad alcuni dicasteri romani, che operavano quindi nella stessa Roma: il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, quello per la Cultura e i Beni Culturali ecclesiastici, le Sacre Congregazioni per la Dottrina della Fede, per la Sacra Liturgia e i Santi Sacramenti (questioni disciplinari), per i Sacri Canoni, per i Seminari e gli Istituti di Studi, per gli Affari Sociali, per le Cause dei Santi, per l’Unità dei Cristiani, per il Dialogo Interreligioso e coi Non Credenti, il Dipartimento per la Nuova Evangelizzazione della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’APSA, la Camera Apostolica, la Prefettura per gli Affari Economici, la Prefettura della Casa Pontificia, l’Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche, l’Elemosineria Apostolica, la Rota Romana, la Segnatura Apostolica. Gli altri Dipartimenti del Vicariato – i vecchi Uffici e Centri Pastorali – rimasero nelle loro funzioni. Il Papa lanciò un piano di pastorale permanente per le vocazioni sacerdotali, religiose e laicali, tenne missioni al popolo regolarmente ogni tre anni e promosse l’evangelizzazione dei non praticanti, dei non cattolici, dei non cristiani e dei non credenti nella città e impose a tutti i chierici che operavano in Curia o vivessero a Roma di svolgere un ministero nella Diocesi. Così si trovò un clero quintuplicato e un numero di religiosi triplicato e di religiose raddoppiato. Fondò poi duecento nuove Parrocchie e quattrocento nuove chiese e settecento cappelle, oltre a venti cimiteri. Svolse lui stesso la Visita delle Parrocchie almeno liturgicamente e tenne catechesi per i Romani regolarmente ogni mese attraverso il CTV o in presenza, riservandosi incontri periodici col clero e i religiosi. Non vi fu nessun luogo pubblico o semipubblico di Roma di una certa importanza che egli non visitasse. Aumentò il numero delle Diocesi suburbicarie, scindendo i titoli e innalzando altre sedi al loro rango, fino a raggiungere quota quattordici (Ostia, Albano, Frascati, Velletri, Segni, Sabina, Poggio Mirteto, Porto, Santa Rufina, Palestrina, Anagni, Alatri, Civitavecchia, Tarquinia). Inoltre introdusse nella Regione Lazio le Province ecclesiastiche, nel numero di quattro (Latina, Gaeta, Frosinone, Viterbo), abolendo l’anomalia delle Diocesi direttamente sottoposte alla Santa Sede. Tutte le riforme vennero condensate nella costituzione apostolica Ecclesia Romana.

I viaggi apostolici

Fedele all’esempio del predecessore di cui portava il nome, Giovanni Paolo III volle portare personalmente il Vangelo in terre lontane, confermare nella fede le Chiese locali, incontrare i cristiani non cattolici e anche i credenti non cristiani. Innanzitutto visitò due volte tutte le Diocesi suburbicarie. Indi visitò tutte le Diocesi italiane e alcune di esse (ad esempio Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Torino, Genova) tre volte e altre ancora (Trieste, Trento, Padova, Ravenna, Ancona, Perugia, Bari, Cagliari) due volte. Visitò altresì tutti i grandi santuari italiani e alcuni di essi (San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Bari, Padova, Salerno, Amalfi, Padova, Siracusa, Pompei, Loreto, Assisi, Tre Fontane) due volte.

A livello internazionale, in Europa visitò tre volte la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, la Polonia; due volte il Portogallo, l’Irlanda, l’Austria, l’Ungheria, la Cechia, la Croazia, la Lituania, il Belgio, la Romania, la Bulgaria, la Serbia, la Grecia, l’Ucraina, la Russia; una volta i Paesi Bassi, il Lussemburgo, la Slovacchia, la Slovenia, la Bosnia, l’Albania, il Montenegro, la Macedonia, la Moldavia, l’Estonia, la Lettonia, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, l’Islanda, Monaco, San Marino, Malta, il Liechtenstein, Andorra, il Monte Athos e la Sede dell’Ordine di Malta in Roma. Visitò anche territori che sarebbero diventati indipendenti o che si costituirono in stati autonomi (Groenlandia, Paesi Baschi, Corsica). Il Papa poi visitò la sede dell’UE, dell’UEA  e della CSI. In Europa, poi, visitò sette volte i grandi santuari legati alle sue devozioni: Paray le Monial e Fatima – dove consacrò il suo pontificato ai Cuori di Gesù e di Maria, ma anche il genere umano e il mondo all’Uno e all’Altra – Lourdes, Rue du Bac a Parigi, Santiago, il Santo Bambino a Praga e la Divina Misericordia a Cracovia – nei quali pure consacrò il mondo e il suo papato – Czestochowa e Medjugorjie – delle quali riconobbe il grosso delle apparizioni. Vi furono poi le trasferte nelle grandi città in cui decise di tenere raduni di massa, presso cui si recò appositamente: Lisbona, Madrid, Parigi, Londra, Dublino, Bruxelles, Vienna, Praga, Varsavia, Budapest, Milano, Belgrado, Sofia, Bucarest, Atene, Kiev, Mosca, Stoccolma.

In Medio Oriente, visitò quattro volte Israele e la Palestina – soggiornando a lungo per pellegrinare in tutti i luoghi sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento – tre volte Siria, Egitto, Irak e Turchia; due volte il Libano, la Giordania, Cipro, l’Armenia, la Georgia, l’Azerbaijgian e l’Iran; una volta il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, il Bahrein, l’Oman, l’Arabia già Saudita e lo Yemen. Visitò anche il Curdistan, dopo l’indipendenza. Oltre alle quattro visite fatte loro nei viaggi in Terra Santa, il Papa visitò altre tre volte Gerusalemme, Betlemme e Nazareth. Il Papa visitò anche la sede della Lega Araba. Vi furono poi le trasferte nelle grandi città sedi di raduni di massa: Costantinopoli, Efeso, Antiochia di Siria, Damasco, Baghdad, Alessandria d’Egitto, Beirut.

In Asia, Giovanni Paolo III visitò tre volte l’India, la Cina, il Vietnam, le Filippine, la Corea del Sud – l’ultima visita la fece nel paese riunificato – l’Indonesia; due volte il Pakistan, il Kazakhistan, il Bangla Desh, la Birmania, il Laos, il Siam, la Cambogia, la Malaysia, Timor Est, il Giappone; una volta la Mongolia, Taiwan, Singapore, il Brunei, lo Sri Lanka, le Maldive, l’Afghanistan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan, il Kirghisistan, il Tagikistan, il Nepal e il Buthan. Il Papa visitò anche il Tibet, dopo che ebbe la sua indipendenza. Si fermò anche in territori non indipendenti, ma autonomi, come le Laccadive, le Chiagos, Hong Kong e Macao. In Asia, il Pontefice visitò la Conferenza dei Non Allineati e si recò alla riunione dei BRICS tenutasi a Giacarta. Vanno annoverate poi le trasferte  specifiche nei grandi centri scelti per i raduni di massa: Hong Kong, Macao, Tokyo, Singapore, Goa, Manila, Bangkok.

In Africa, il Pontefice visitò tre volte il Senegal, la Guinea Conakry, la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria, il Cameroun, il Congo di Kinshasa, l’Angola, il Sudafrica, il Mozambico, il Madagascar, la Tanzania, il Kenya; due volte Tunisia, Algeria, Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Sudan del Nord e Sudan del Sud, Etiopia, Somalia, Uganda, Congo Brazzaville, Centrafrica; una volta Libia, Marocco, Mauritania, Eritrea, Gibuti, Gambia, Guinea Bissau, Togo, Benin, Capo Verde, Sao Tomè e Principe, Guinea Equatoriale, Namibia, Leshoto, Swaziland, Rwanda, Burundi, Zambia, Zimbabwe, Malawi, Seychelles, Comore, Mauritius. Il Papa visitò altresì anche territori che sarebbero diventati indipendenti o lo erano diventati da poco (Sahara Occidentale, Darfur, Réunion, Mayotte) o che erano autonomi (Sant’Elena e Ascensione). Giovanni Paolo III visitò anche la sede dell’OUA. Il santuario africano di Kibeho fu visitato dal Pontefice cinque volte. Il Papa visitò, per i raduni internazionali, Kinshasa/Brazzaville, Città del Capo, Dar es Salaam, Lagos, Dakar, Accra, Dacca, Yaoundè, Addis Abeba.

Nell’America Settentrionale il Pontefice visitò cinque volte gli USA e due volte il Canada. Si recò anche all’ONU, per tre volte. Visitò, per i raduni internazionali, New York, Montréal, Los Angeles, San Francisco, Boston, Dallas.

In America Latina, Giovanni Paolo III si recò cinque volte in Messico e in Brasile, quattro volte in Argentina, tre volte in Colombia, Venezuela, Perù, Cuba, Cile; due volte in Ecuador, Paraguay, Uruguay, Guatemala, Honduras, Nicaragua, El Salvador; una volta in Belize, Costa Rica, Panama, Haiti, Repubblica Dominicana, Bahamas, Giamaica, Dominica, Trinidad and Tobago, Grenada, Saint Vincent e Grenadine, Barbados, Antigua e Barbuda, Saint Lucia, Guyana, Suriname, Bolivia. Il Pontefice visitò anche territori autonomi o che solo in seguito sarebbero diventati indipendenti (Puerto Rico, Montserrat, Guadalupe, Saint Martin, Aruba, le Cayman, la Cayenna). Nel grande santuario di Guadalupe il Papa si recò ben sette volte. Giovanni Paolo III visitò anche la neo istituita Organizzazione per l’Unità Latino Americana. Visitò, per i raduni internazionali, Città del Messico, Rio de Janeiro, Buenos Aires, San Paolo del Brasile, L’Avana.

In Oceania, il Papa si recò due volte in Australia e una volta in Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Kiribati, Tuvalu, Tonga, Nauru, Palau, le Marshall, la Micronesia, le Samoa, le Salomone. Visitò altresì territori non ancora indipendenti o appena diventati tali, come la parte orientale delle Samoa, la Polinesia, le Nuove Ebridi, Pitcairm e Guam. Visitò, per un raduno internazionale, Sidney.

Ritratto del Papa

Giovanni Paolo III fu un uomo complesso. Era innanzi tutto un uomo di fede profonda. La sua Messa, sia che aprisse sia che chiudesse la sua giornata, durava un’ora con la Preparazione e il Ringraziamento e veniva generalmente celebrata da lui in solitudine. Ogni giorno leggeva la Bibbia, qualche libro spirituale e faceva meditazione, per almeno mezz’ora. Le sue preghiere personali, sia devozionali che dell’Ufficio, coprivano due ore della sua giornata. Da Papa non tolse mai tempo alla preghiera, nemmeno per il lavoro e nemmeno nei viaggi, a costo di farla di notte. Era solito astenersi dalle carni tre volte alla settimana e durante tutta la Quaresima e l’Avvento e nei quindici giorni prima dell’Assunta. Digiunava spesso e frequentemente faceva varie penitenze, incluso portare il cilicio. Non si esagera dicendo che fu un santo uomo, austero pio e devoto, ma anche caritatevole. Con molta discrezione, periodicamente serviva i poveri nelle mense del Vaticano o visitava i malati, i disabili, gli anziani nelle strutture della Santa Sede o distribuiva elemosine ai poveri personalmente. Lontano dai riflettori, spesso in totale anonimato, praticava le opere di Misericordia.

Il Papa tuttavia fu anche un uomo di governo. La lunga esperienza diplomatica, la carriera di Curia gli fecero acquisire le caratteristiche che lo resero un dominatore nato: esperienza e abilità nel trattare gli affari, costanza e flessibilità nel perseguire gli obiettivi, coerenza nel porsi i fini, creatività e inventiva, abilità, energia, prudenza, moderazione, coraggio e il famoso colpo d’occhio della politica, ossia la capacità di volere solo e tutto il possibile. Il talento naturale per la politica, la competenza amministrativa, la meticolosità nel lavoro, la propensione al diritto completavano il quadro.

Fu poi inoltre un uomo di grande cultura. Le sue quattro lauree e i suoi dieci dottorati furono senz’altro un caso più unico che raro. Ebbe una lunga esperienza, anche se discontinua, nell’insegnamento accademico e una costanza nella ricerca e nelle pubblicazioni scientifiche e divulgative. Dalla sua penna uscirono cinquanta volumi e tremila pubblicazioni. Fu essenzialmente un filosofo metafisico, un teologo dogmatico e un grande storico della Chiesa, ma anche un letterato fine ed elegante, capace di scrivere prosa e poesia, che padroneggiava benissimo ebraico, latino, greco e italiano – la sua lingua madre – mentre conobbe e parlò correntemente francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco. In misura meno fluente parlava almeno altre venti lingue, mentre in altrettante si sapeva parzialmente esprimere impadronendosene specialmente alla vigilia dei suoi viaggi internazionali.

Fu un uomo spartano, che si alzava presto ogni giorno e scandiva la sua giornata con metodicità. Praticò un governo orizzontale che lo spinse a ricevere con cadenza non più che trisettimanale tutti i collaboratori. Scriveva personalmente i suoi documenti pontificali. Amava la musica sinfonica, il jazz e la classica. Suonava pianoforte e violino. Leggeva, oltre che la sua amata saggistica, gialli e fantascienza. Era anche un bravo disegnatore. Da giovane era stato un eccellente nuotatore e un estimatore delle arti marziali, riuscendo a fare sport anche da Papa. Mangiava quasi sempre da solo. Non alzava mai la voce, ma impartiva gli ordini in modo perentorio. Nel suo privato, viveva molto poveramente ed era affabile e cordiale, ma in pubblico fu sempre pieno di ieratica maestà, pur abbandonandola all’occorrenza per avvicinare i piccoli e i semplici.

Eletto da una maggioranza composita di cardinali italiani, curiali, slavi, medio orientali, africani e del terzo mondo – a dimostrazione dei suoi orientamenti culturali e politici – Giovanni Paolo III non si sentì mai un uomo di parte o di fazione. Il suo stemma era uno scudo con campo rosso porpora, diviso in quattro campate da una croce bleu, nell’ultima delle quali, in basso a destra, c’era un’aquila a scacchi neri e dorati. Sul braccio superiore della croce erano incise le lettere JMJ, a devozione dei Sacri Nomi di Gesù, Giuseppe e Maria. Il suo motto fu Cum Ipso in Monte, che rivelò l’indole profondamente contemplativa di quest’uomo eccezionalmente attivo. Nel suo pontificato incredibilmente lungo – cinquantasette anni – creò trecentosessantacinque cardinali e consacrò personalmente duemila vescovi, ottocento preti e quattrocento diaconi. Alla sua morte volle che venisse celebrato un funerale solenne di vecchio stampo, ma mantenne la prassi della bara per terra. Scelse di essere seppellito in Santa Maria Maggiore, accanto a San Pio V e vicino alla Salus Populi Romani.

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