di Patrizia Iervolino
La fonte
Ho baciato l’acqua
Mi ha strappato di bocca la sete

Anima assopita
Una finestra dischiusa
Su pietre consumate dal tempo
È un cuore
Volge i suoi segreti sussurranti
Agli occhi di chi osserva
Disvela le sue carni
Con la semplicità d’un battito d’ali
Ecco svanita quella vana speranza
Di carpire l’aria intima
Quel frammento di vita morta
Su un davanzale sbiadito
Stanco
Spento nella penombra dell’imbrunire

Apparenze
L’ombra si nasconde
Dietro una finestra spenta
I suoi occhi sulla tua mano nuda
Ferita aperta sul tempo che consuma
Parla degli orrori
Sui quali hai posato il contatto morto
Non sei immune al dolore
È parte della tua giornata
Non puoi lavarlo via
Egli l’osserva.
T’inganni,
La sola ombra che hai veduto
È il sale che ti divora dentro

L’indifferenza
Piante in attesa d’un po’ d’amore.
Non c’è tempo.
L’uomo ha mille strade dinanzi a sé
E resta immobile
Non farebbe la scelta giusta
Fermo nei suoi limiti
Tiene strette le sue paure
Divora le ansie comuni.
Piante in attesa d’un po’ d’amore.
Non c’è tempo.
L’uomo preferisce dimenticare
Scrolla via l’altrui destino
L’io è troppo ingombrante
Soffoca ogni sorriso.
Piante morte nel gelo invernale.
Non c’è più tempo.

Smarrito
Chi ha interrotto la clessidra
del mio viaggio interiore
Tra i sentieri umidi della memoria?
Intrappolata in questo tempo
Tutto ciò che tocco
È superficie morta
Si sgretola al contatto
Senza alcuna radice.
Dove affonda la mia presenza?

L’urbe
Dietro gli angoli incrostati
Dei palazzi di città,
vite.
Oltre la strada buia
Delle incomprensioni,
vite.
Al di là dei muri spogli
Di silenzio,
morte.

Senilità
Tra le foglie morte
L’autunno resta in attesa
Sospeso su un cornicione.
Tutto si spegne con lentezza
Sotto la crosta del gelo tiranno.
Ti sbagli.
È una ruga stanca
Che nasconde lo sguardo
Al tempo che inganna
Strappandoti al ramo della vita
Che più non ti nutre

Aborto
Radici spoglie d’albero
Che non incontrano terra
Coscienze lasciate avvizzire
Nel sole di un eterno inverno
Una foglia acerba
Strappata al ramo che la nutre.
Amputazione

L’indispensabile
Ho bisogno di un sorriso
Ho bisogno di una carezza
Ho bisogno di conforto
Non voglio la rosa
Non voglio il prezioso
Non voglio il superfluo
La rosa punge
Il prezioso stanca
Il superfluo annoia
Il conforto lega
La carezza rassicura
Il sorriso scalda

Dimenticarsi
Vaghiamo per le strade
Automi svuotati
Opponiamo resistenza
Alla patina dei rumori.
Ci attraversa
Il flusso delle masse anonime
Senza mai sfiorarci.
Il silenzio
Irreale e irrazionale
Restituisce una voce fioca
Alla coscienza spenta.
Il fantasma rigurgita pensieri
Una eco assordante ci annienta
Fuggiamo nel caos di folle sorde
Abnegazione dell’Io

Amare a mare
La pelle del mare
Guaina schiumosa
Calda come sangue
Barriera celeste sull’orizzonte
Oscuro dei miei pensieri.
Mescola odori e umori
Bagna la nostra esistenza,
Mitiga le paure
Trascinate dalla corrente alla deriva.
Asciuga il mio pianto
Mare,
Bevi il sale dai miei occhi
Stendi una coltre umida di silenzio
Sul mio cuore gelato.
Cosa ci divide,
Mare?
Anch’io come te
Incostante
Liquido
Divoro moltitudini
Annullandone la pochezza.
Lasciati vivere
Amare
Carezzare
Comprendere
Tu che il nulla nell’eterno

(Fotografie di Patrizia Iervolino)