di Patrizia Iervolino Vai alla prima parte della storia
Il topolino mingherlino s’intrufolò, tramite una fessura, nella cameretta di un bimbo imbronciato, circondato da tanti balocchi. Alla domanda “Che cos’è che desideri?” egli sbuffò: “Tutti i giocattoli del mondo, e nessuno potrà mai giocarci!”
Il piccolo topolino capì che non si trattava dell’infante giusto e guizzò in un’altra stanza! Trovò un bambino sdraiato sul letto che allo stesso quesito rispose: “Nulla! Tutto mi annoia!” E dopo averlo respinto bruscamente s’addormentò.
Giunto in un terzo luogo vide un fanciullo nascosto dietro una montagna di libri, tutto preso dalla lettura. Alla solita domanda egli sbottò: “Mi fai perdere tempo prezioso! La tua è una domanda ovvia, vorrei possedere tutto il sapere e la conoscenza dell’universo!”
Il topo di città si recò, tutto sconsolato, dalla balena bianca ed affermò: “Ci sono bimbi egoisti che pensano solo a sé, bimbi pigri ed annoiati, bimbi taciturni e musoni che hanno tempo solo per i loro interessi e nessuno è in grado di regalare un sorriso!” e salutò l’amica agitando la coda.
La balena cominciò a piangere rumorosamente ed i suoi lamenti giunsero sino alla spiaggia dove un bimbo le chiese: “Cos’hai da lamentarti tanto?” e l’animale le raccontò l’accaduto.
“Lo sai che ci sono problemi molto più gravi?”
Il pupo cavalcò la balena e le parlò dei suoi compagni che non hanno pane né vestiti ed il tetto delle loro case è fatto di bombe perché c’è la guerra; “io affido ogni giorno al mare una lettera che scrivo ai miei fratelli nel mondo e dentro c’è il mio sorriso”.
E in effetti una di quelle lettere solcò i frangenti e giunse tra le mani della principessa delle acque che lesse con speranza: “A te che sei triste perché non hai fiducia, accogli la mia gioia; a te che piangi perché sei solo al mondo, prendi la mia amicizia; a te che hai dimenticato come donare amore, ti dono il mio sorriso”.
L’eco di quelle parole rimbombò nel grande oceano e le stelline esplosero di luce ritrovando il fuoco inestinguibile dell’amore che le farà brillare per sempre.
Tutte riunite nel cielo limpido di primavera si chiedevano: “E la luna?”
Il re della luce aveva preso una decisione severa! Una molletta al naso avrebbe impedito alla luna di starnutire per trecentosessantaquattro giorni all’anno! Una sola nottata di libertà le fu concessa, nel corso della quale avrebbe potuto starnutire liberamente: la notte delle stelle cadenti…
(© Patrizia Iervolino. Tutti i diritti riservati)