di Luigi Finocchietti Ho conosciuto Jacques Bihin durante l’ultimo Simposio annuale della Diaconia della Bellezza, tenutosi alla fine del mese di febbraio nella città di Roma.
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Jacques Bihin è un artista e un diacono della Chiesa cattolica, e opera nei pressi della piccola cittadina di Louvain-la-Neuve in Belgio.
Il suo impegno artistico si articola in un’attività di pittore d’icone cristiane che lo ha portato a essere membro della Association Icône Contemporaine oltre che insegnante, a partire dal 1994, presso l’Académie de l’icône, che promuove la formazione di iconografi nell’ambito della Chiesa cattolica belga; e anche nell’attività di fotografo, a partire dal 2010, impegnato in proiezioni stereografiche dedicate per lo più alle tematiche dei paesaggi e del creato.
Le icone
Le composizioni pittoriche del nostro autore in qualità di iconografo sono apprezzate a livello internazionale e parlano da sole (si possono visionare liberamente infatti varie gallerie fotografiche sulle rete).
guarda le immagini di un’icona dedicata al tema della Resurrezione
Ciò a cui invece voglio brevemente accennare in queste poche righe riguarda però la sua singolare posizione di artista e diacono al servizio della liturgia ecclesiastica. Questo tipo di esperienza infatti ha il merito di ricordarci il valore peculiare che l’icona, unico caso forse tra le varie rappresentazioni artistiche di carattere religioso, ha acquisito nella tradizione millenaria della Chiesa in relazione alla testimonianza della fede e della preghiera. Il poter utilizzare le icone durante la liturgia, negli incontri di catechesi, nelle visite ai malati è, come ci ricorda l’autore, una grazia che investe tutti; avere la possibilità di accedere all’apprendistato di questa forma d’arte è un servizio speciale che si offre alla comunità, è una testimonianza di come la cultura e la spiritualità cristiana orientale riescano ancora a parlare alla nostra coscienza religiosa, e coinvolgere i nostri stanchi occhi occidentali troppe volte ormai dimentichi di quanto la bellezza possa arricchire e cambiare la nostra vita.
Si tratta quindi di una vera e propria opera di pastorale artistica nei confronti della sua comunità di appartenenza e di tutti coloro i quali sono raggiunti da creazioni di questo tipo, concretamente o attraverso la fruizione digitale veicolata da internet.
Un’altra questione riguarda una domanda che personalmente, da profano, mi sono sempre ingenuamente posto, pur non essendo proprio a digiuno di tematiche e nozioni di storia dell’arte. Per quale ragione infatti, nonostante le innegabili evoluzioni stilistiche che le icone hanno subito nel corso dei secoli a seconda dei luoghi e dei tempi, le varie scuole non si sono mai allontanate da alcune caratteristiche iconografiche delle origini, quali ad esempio la fissità e la frontalità delle figure?
La risposta probabilmente risiede proprio nel particolare e intenso carattere di sacralità che questo tipo di esperienza artistica orientale è riuscita e riesce ancora a trasmettere nel corso dei secoli ai fedeli di tutte le generazioni.
Ho usato questo interrogativo come pretesto per chiedere a Jacques Bihin di scrivere per noi una breve presentazione delle motivazioni che sono alla base della sua attività di artista d’icone e d’insegnante della pratica dell’iconografo, oltre che di diaconato.
vai al testo di Jacques Bihin:
Perché dipingere ancora oggi le icone secondo la tradizione bizantina?
Le fotografie stereografiche
Nel 2010 il nostro autore ha iniziato a utilizzare quale strumento per le sue creazioni artistiche anche la fotografia digitale, e con esattezza la fotografia stereografica altrimenti detta panoramica sferica.
Questa tecnica (per dirla con poche parole non certo adeguate) ricostruisce il soggetto in un’immagine fotografica rappresentata a 360° e sotto la forma di una sfera nella quale lo spettatore si pone al centro di una visuale che può essere sia interna sia esterna. L’effetto è affascinante e sorprendente, e veicola tematiche di varia natura attraverso un approccio che possiamo in qualche modo definire onirico.
Sempre nell’ambito dell’impegno di Jacques Bihin nella pastorale artistica mi piace qui segnalare l’organizzazione di una sua personale esposizione fotografica nell’ambito delle iniziative del prossimo Festival Sacré de la Beauté, organizzato dalla Diaconie de Beauté, nella splendida cornice dell’Abbazia di Lérins posta sull’isola di Saint-Honorat, nel tratto di costa che si sviluppa di fronte alla cittadina di Cannes.
E proprio nello stesso periodo in cui nel centro francese si svolgerà il rinomato Festival cinematografico, Jacques Bihin contribuirà ad animare sull’isola questo festival alternativo con un centinaio di sue composizioni fotografiche, quasi tutte panoramiche sferiche (rappresentate quindi a modo di ‘piccolo pianeta’), ispirate alla lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato Si’ di Papa Francesco (2015), della quale si propongono ai visitatori anche dodici citazioni.
La mostra fotografica, che prende il titolo di Le sens et la beauté, ha trovato nell’isola di Saint-Honorat un ambiente ideale per tentare di raffigurare in una stessa immagine, nel vortice delle panoramiche sferiche, la forza del mare, la luce del cielo, il mistero della terra e quel senso di solitudine che genera nelle anime più sensibili il disperato tentativo di trovare un equilibrio tra lo sviluppo del mondo e il rispetto del creato.
guarda una galleria d’immagini dell’esposizione fotografica Le sens et la beauté
Webliografia
Sito dell’ Association Icône Contemporaine
Canale youtube di Jacques Bihin